“Resto al Sud”, il programma di incentivazione per l’imprenditoria giovanile nel Mezzogiorno, è giunto a un bivio cruciale. Lanciato nel 2017 dal governo Gentiloni, questo schema ha iniettato nuova vita nel tessuto economico delle regioni meridionali italiane. Oggi, con le risorse in esaurimento, è tempo di valutare i suoi successi e guardare verso il futuro.

Il programma “Resto al Sud”, lanciato nel 2017 dal governo Gentiloni e promosso dall’allora ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, si avvicina alla fine delle sue risorse iniziali di 1.250 milioni di euro. Circa 300 milioni sono ancora disponibili, ma si prevede che saranno esauriti entro giugno 2024, data oltre la quale non vi sono certezze riguardo a un eventuale rifinanziamento.

Bilancio del programma:

Questa misura ha avuto un impatto significativo nel Sud Italia, promuovendo la nascita di nuove imprese giovanili, e successivamente anche per imprenditori fino a 55 anni. Fino ad ora, “Resto al Sud” ha approvato 17mila progetti, creando circa 60mila posti di lavoro, principalmente per persone sotto i 36 anni. Questi risultati sono particolarmente rilevanti considerando la mancanza di agevolazioni fiscali specifiche per il Sud in quel periodo.

Invitalia l’ente attuatore,  ha calcolato che ogni euro di contributo genera un ritorno di circa 2,54 euro in termini di effetto diretto, indiretto e indotto, sottolineando l’efficacia del programma. La risoluzione approvata in Commissione Industria al Senato, proposta dalla Lega, sottolinea l’importanza di rifinanziare e rendere strutturale la misura.

Prospettive future:

Il ministro per il Sud, il Pnrr, le Politiche di coesione e gli Affari europei, Raffaele Fitto, è consapevole dell’importanza del programma e sta considerando l’integrazione di “Resto al Sud” in una riflessione più ampia sulla Zes unica (Zona Economica Speciale), che dovrebbe entrare in vigore nel 2024. L’obiettivo è sostenere ulteriormente l’attrattività del Mezzogiorno e fornire crediti d’imposta per gli investimenti, sfruttando la semplificazione burocratica prevista.

C’è anche l’intenzione di riformare e riorganizzare gli incentivi per evitare sovrapposizioni o duplicazioni di misure, mantenendo l’efficacia di “Resto al Sud”. Le proposte includono aumentare il finanziamento per le ditte individuali e le società, migliorare la comunicazione tra il soggetto gestore e le imprese, e riconsiderare la suddivisione delle tipologie di spesa.

In sintesi, “Resto al Sud” è un programma vitale per il rilancio economico del Mezzogiorno, e le discussioni in corso sono focalizzate su come mantenerne l’efficacia e integrarlo in un contesto più ampio di sostegno alle imprese e alla crescita economica del Sud Italia.